Parole, parole, parole

Saper scrivere e' necessario. Aver piacere nello scrivere e cercare di farlo bene no: puo' essere solo un divertimento, ma puo' anche essere qualcosa di piu'. Nell'epoca dei xke' degli SMS e dei LOL di Facebook credo che avere e propagare un po' di fede nella importanza della lingua usata appropriatamente sia un punto di tenuta contro la corruzione culturale e intellettuale (e bastera' questa battuta per essere tacciato da molti di arretratezza o addirittura di essere un deprecabile esemplare di bieco reazionario).

Uno dei film piu' spassosi e spaventosi ad un tempo che ho visto di recente si intitola "Idiocracy" e lo consiglio caldamente a chi se lo fosse perso. E' interessante notare in questa finzione amaramente realistica di un futuro purtroppo non remoto come uno dei segnali primi e piu' evidenti della preconizzata decadenza della razza umana sia proprio l'estrema semplificazione del linguaggio, con l'uso di un vocabolario molto povero, di interiezioni frequenti e ripetitive, di frasi gergali, di parole dette senza conoscerne il significato, ripetute solo perche' sulla bocca di tutti, in primis dei protagonisti degli spot pubblicitari (gli "elettroliti" della cocacola dell'epoca, il "brawndo").

Mi sono riconfermato nella convinzione della attrattiva che la lingua manovrata bene puo' di per se' esercitare leggendo in originale un romanzetto leggero di John Grisham, titolato "Skipping Christmas". Non leggo di frequente libri in inglese, ma mi era capitato di leggere autori trash tipo Ken Follett senza toccare il vocabolario, non per mia bravura ma per l'estrema semplicita' del linguaggio usato. Ho fatto qualche fatica a leggere Grisham invece, proprio perche' (per lo meno in quel libro) usa spesso termini piuttosto inusuali e ricercati, di cui intuivo il significato solo dal contesto. Il libro (almeno ai miei occhi) non aveva altro pregio: la trama e' banalissima, la storia retorica, il lieto fine scontato etc. Ho per questo immaginato che l'essere arrivato in testa alle classifiche di vendita americane a poche settimane dalla pubblicazione fosse dovuto ad una specie di piacere per questa scrittura di profilo meno banale, o forse al rispetto che essa suscita in chi e' abituato ad usare un decimo delle parole che conosce, e/o a conoscere un decimo delle parole che dovrebbe conoscere.

Da ragazzo odiavo fare i temi, e lo studio della lingua italiana mi appariva come un'inutile perdita di tempo e di energie, essendo molto piu' attratto dal mondo delle scienze esatte e della tecnologia. Solo in seguito, dopo aver finito l'Universita' ed essere entrato nel mondo del lavoro, forse anche un po' nauseato dall'uso irresponsabile e gratuito di termini modaioli che proprio nel terreno tecnologico trovano particolare fertilita' (vista anche la sudditanza culturale e percio' psicologica da paesi stranieri) ho riscoperto il piacere di scrivere. Cercavo di rendere le mie relazioni di lavoro un po' diverse da quelle dei colleghi, che mi sembravano almeno nella forma (sui contenuti non discuto) becere ripetizioni di un copione che la fatica di cambiare rende sempre uguale a se stesso. E cosi', forse anche sulla spinta di una voglia un po' snob di distinzione dagli altri, i miei pochi articoli pubblicati sulla rivista tecnologica interna erano riconoscibili non solo per il contenuto (che era normale) ma anche per lo stile, per lo meno cosi' mi dicevano i pochi che osavano veramente leggere la rivista stessa.

Abbastanza recentemente mi e' stato chiesto di collaborare alla stesura di una parte di un ambizioso e voluminoso tomo sulla storia delle telecomunicazioni in Italia, cosa che sapevo mi avrebbe richiesto dispendio notevole di energie. Ho masochisticamente accettato la proposta, anche conscio del piacere che mi avrebbe dato il portare a termine un'impresa per me tutt'altro che usuale. Il risultato l'ho riportato qui, per chi fosse interessato a leggere la mia vista dell'evoluzione delle reti di comunicazione dati che ha condotto all'introduzione di Internet anche in Italia.

Dopo la stesura di quel (relativamente alle mie capacita') grosso saggio, e dopo un periodo di disintossicazione dalla scrittura, ho fatto un altro esperimento, provando a buttare giu' un raccontino autobiografico per i miei amici del forum botanico piu' bello d'Italia (e uno dei piu' belli del mondo, senza esagerazioni). Qui ho narrato un episodio che mi fece oltre trent'anni fa avvicinare anche emozionalmente al mondo della conoscenza delle piante spontanee. Il risultato, che potete vedere qui, fu ben accolto dagli amici del forum, il che mi diede una spinta per provare ad andare avanti.

Da allora ho scritto alcuni racconti brevi ed uno lungo che piu' che un racconto e' un diario tenuto nel mio viaggio in Costa Rica. Un diario pero' che, anche a causa ... no, non lo dico, chi vuole lo legge e scopre che non e' un diario, o almeno non solo e non del tutto.

La mia modesta produzione di racconti e raccontini e' quì:

I miei racconti

Qui ho messo anche quello che, se mi dura la voglia, vorrei far diventare un modo per costringermi a scribacchiare almeno un breve brano al mese, su temi che mi verranno via via in mente. Se qualcuno leggera' questa sezione, mi piacerebbe vi lasciasse i suoi commenti, a mo' di Blob (non un Blog, voglio che sia un Blob di parole) casalingo:

Pensierino del mese

la raccolta dei pensierini secondo un criterio cronologico è invece qui:

Tutti i pensierini

Ed infine qualche nota per non dimenticare che le lingue sono tante, e vivono, e qualche parola nuova nascera', ma molte lingue sicuramente moriranno...

Il dialetto monterchiese