Tutti i pensierini.

Premessa

Come i miei amici FB già sanno questo pensierino era stato originariamente scritto come post su Facebook appunto, ma è stato censurato per motivi a me tuttora oscuri. L'ho riscritto perciò come pensierino per poterlo comunque rendere visibile a chi mi conosce su quella rete sociale. I dettagli sono nel post che contiene il link al pensierino, ammesso che almeno quello mi riesca di pubblicarlo... veniamo perciò al...

 

Pensierino di Aprile 2024

Entomologia contro fisica quantistica 2 a 0

Tornano a grFabre thumbnailande richiesta le recensioni non richieste smile

Ieri sera ho finito di leggere il secondo libro di Benjamin Labatut (secondo per me, in realtà editorialmente questo libro veniva prima di quello che mi aveva entusiasmato, e che si chiama "Maniac"), con un pò di delusione. Il libro, titolato "Quando abbiamo smesso di capire il mondo" è secondo me più debole del più recente "Maniac", segno che in letteratura non è detto che l'opera prima sia sempre la migliore, e che si può migliorare con l'esperienza smile. Naturalmente non è di questo libro che voglio parlare (visto che non mi è granchè piaciuto) ma di un'altra grande opera, probabilmente fallimentare sotto il profilo del successo editoriale ma meritoria sotto quello culturale, in via di pubblicazione da parte della stessa casa editrice Adelphi.

Un paio di mesi fa mi ero lasciato andare ad un acquisto d'impulso, di quelli che subito dopo aver immesso il codice della carta di credito ti bastoneresti il dito colpevole di un gesto così avventato. Mi avevano incuriosito ed allettato le recensioni molto favorevoli di un paio di persone che condividono il mio amore per le scienze naturali, così mi sono autoassolto anche in considerazione che la spesa, se pur non esigua per una lettura, sicuramente non farà soffrire la fame ai miei figli, che peraltro ormai da tempo si sfamano da soli smile

Sono felice di recensire un'opera monumentale di cui sconsiglio in manIcneumonideiera tassativa la lettura a chiunque non soffra di problemi psichici paragonabili ai miei. Il libro, anzi i libri si chiama(no) "Ricordi (originale: souvenirs) di un entomologo". L'opera, in dieci - dieci! - volumi è stata scritta da uno dei padri dell'entomologia moderna, Jean-Henry Fabre. Jean-Henry visse molto a lungo, a cavallo tra due secoli: l'800 e il 900, anche se più nel primo che nel secondo. All'epoca non usava morire a più di novant'anni, cosa che lui fece come il suo coevo Pellegrino Artusi, cui accennerò più tardi.

Fabre si guadagnava il pane facendo l'insegnante di fisica e chimica in scuole medie superiori della provincia francese, ma aveva una passione totalizzante che assorbiva ogni suo momento libero dalle incombenze dei becchi Bunsen e delle macchine di Atwood: quella dell'entomologia. Fabre era però ben diverso dagli aridi entomologi suoi contemporanei, dediti a pratiche "scientifiche" che aveva in sommo spregio. Lascio la parola a lui, in questa invettiva contro la "scienza entomologica" del tempo:

"Voi sezionate gli animali, io li studio vivi. Voi ne fate un oggetto che ispira orrore e pietà, io li faccio amare. Voi lavorate in laboratori di torture, io sotto l'azzurro del cielo, al canto delle cicale. Voi sottoponete le cellule ai reagenti, io studio l'istinto degli animali. Voi scrutate la morte, io studio la vita. [...] E se scrivo per gli scienziati e i filosofi che un giorno tenteranno di far luce sull'arduo problema dell'istinto (N.d.R: la spiegazione dell'istinto e la differenza con l'intelligenza era uno dei crucci di Fabre, autore moderniCurculionide tropicalessimo anche da questo punto di vista) scrivo soprattutto per i giovani, ai quali vorrei tanto far amare questa storia naturale che voi invece riuscite solo a far odiare"

Torniamo all'opera, che scrisse quando ormai era in pensione grazie all'abbondante messe di appunti che aveva preso, sul campo, quando anni addietro andava per ore sotto il sole a stuzzicare le vespine per comprendere quali tecniche raffinatissime usassero per procurare un futuro alla propria specie. Dieci volumi, dicevo, che Adelphi sta ripubblicando con operazione meritoria, accorpandoli due a due (per cui alla fine saranno 5 in questa edizione). Io ho acquistato i tre volumi finora usciti, e quasi non entravano nell'Amazon locker risata.

Osservando l'aspetto ad esempio del secondo (in figura) ho pensato che un libro di 750 pagine viene chiamato "mattone" non solo e non tanto per la "pesantezza" intellettuale, ma proprio per l'aspetto fisico, che ne fa un parallelepipedo da costruzione smile

Prima del deludente Labatut avevo terminato il primo volume dei "Ricordi", stupendomi per averlo letto in una settimana nonostante la stazza. Ma leggere Fabre è un piacere non solo per imparare tantissime cose assolutamente stupefacenti sul mondo degli insetti, ma anche per il gusto di legCoccinellagere questa prosa d'antan, che mi ha ricordato quella dell'Artusi, suo contemporaneo che fissò le regole della cucina popolare italiana in un libro che può leggere anche uno che di cucina non gliene può fregare di meno...

Interessantissima anche la diatriba a distanza, sempre molto garbata, con quelli che lui considerava i "modernisti modaioli" della biologia. In quegli anni la teoria evoluzionistica di Darwin stava infatti investendo come un ciclone il mondo delle scienze naturali. Ma Fabre non era affatto convinto che questa nuova teoria fosse un buon modo per spiegare il mondo dei viventi. Studiando quei minuscoli animali scoprì comportamenti talmente complessi da fargli negare che il tutto potesse derivare dal caso, e che ci dovesse essere un qualche disegno predeterminato e meraviglioso che l'evoluzione con la sua meccanicità non riusciva ad afferrare. E devo dire che le sue motivazioni ancora oggi appaiono quasi convincenti, anche dopo la scoperta del DNA, anche quando i creazionisti sono ormai rari (e imbecilli) quanto i terrapiattisti.

Insomma, ho davanti a me il secondo volume, che non vedo l'ora di iniziare per rituffarmi in mezzo allo zillio delle cetonie, al frinire delle cicale e al ronzio delle minuscole vespette che come veterani matadores infilzano lo spadino nella preda minuscola: esattamente nel luogo che consentirà loro di portare a termine l'aberrante delitto. Non vogliono infatti uccidere la preda, ma paralizzarla per conservarla fresca per quando le larve la mangeranno viva, senza che possa muoversi, scavandola dall'interno ed iniziando dal punto più tenero, dove la tenera madre aveva deposto l'uovo, con una perizia che ancora oggi fa spalancare gli occhi di froStenopterus rufusnte a quello che sembra veramente un miracolo divino.

Vi lascio con un altro pezzetto di pugno dell'autore (pag. 600 del primo volume Adelphi). Fabre stava seduto in una landa assolata osservando delle api muraiole (Chalicodoma sp.), insetti che non essendo troppo aggressivi gli consentivano di avvicinarsi senza essere punto...

"Alcuni contadini che passavano di là, vedendomi seduto, impassibile in mezzo a quel turbine vorticoso di api, si sono fermati, sbalorditi, per chiedermi se avessi fatto qualche scongiuro che le aveva stregate, visto che sembravo non temerle. "Embè, signore miobbello, affatturate le avete, a quelle, che non vi pungono... beat'avvoi!" Certamente quella brava gente ha visto nei vari attrezzi sparsi a terra - scatole, tubi di vetro, flaconi, pinzette, lente d'ingrandimento - gli strumenti delle mie stregonerie"...

La parte iconografica del libro, con illustrazioni originali in bianco e nero, e vecchie foto fatte (mi pare) dal figlio di Fabre non rende oggi piena giustizia allo scopo originale, pur conservando il suo fascino che ha l'odore dei libri sgualciti scovati nella soffitta abbandonata di un vecchio zio morto un secolo fa. Chi avesse vere intenzioni di apprendimento anche visivo credo oggi possa consultare le immagini online delle centinaia di insetti citati dall'autore, e probabilmente anche video che testimoniano a distanza di 150 anni la modernità delle sue osservazioni.

Non mi resta nuovamente che proibire in maniera decisa l'acquisto e la lettura di quest'opera, che probabilmente vi costringerebbe a chiedere ad Adelphi di pubblicare gli ultimi due volumi, e a rimanere in trepida attesa di buttare naltra settantina di euri nelle loro avide tasche wink risata

FG

Immagine di sfondo: Anacridium aegyptium (locusta egiziana) fotografata sul mio davanzale a Ciriè il 20 marzo 2024

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